LUNEDI' SANTO
MARTEDI’
SANTO
E’ il
giorno dedicato ai preparativi per le funzioni che impegneranno i giorni
successivi, un giorno di Precetto alle processioni e alla Pasqua, in cui viene
effettuata la Liturgia Penitenziale.
In questa
giornata Le confraternite sono impegnate nel rito della Riconciliazione che
consiste nelle confessioni dei confratelli al loro Padre spirituale. E’ una
liturgia introdotta solo qualche anno fa da Monsignore De Giorgi, che è stata
recepita favorevolmente , ed è entrata sin da subito a far parte del
patrimonio culturale delle due Confraternite, che hanno sempre vissuto insieme
questo momento di raccoglimento e preghiera.
MERCOLEDI’
SANTO
Nelle
Chiese, proprio in questi giorni si procede all’allestimento degli Altari della Reposizione, comunemente conosciuti come Sepolcri ossia...
“ LE
SEBBURGHE”.
La devozione
d'u "SEBBURGHE" iniziò a Taranto nel 1614 ad opera dei Gesuiti
che si stabilirono nella chiesa di San Salvatore a via Duomo (già via
Maggiore).
Durante le
varie dominazioni, la devozione de le "SEBBURGHE" subì gravi
colpi, in quanto molte chiese e luoghi di culto vennero chiusi. Si pensa che
anche a causa di ciò, si sviluppò l'usanza di crearsi dei Sepolcri
"casalinghi", alcuni dei quali di pregevole fattura e di
incommensurabile bellezza – tra cui si ricordano quelli di “meste
Carmenucce 'u scarpare” (Carmine Notaristefano - il calzolaio) , che
anche i Sacerdoti si fermavano a guardare segnandosi col segno della
Croce –.
Dopo
l'Unita' d'Italia, le "sebburghe" continuarono a essere
esposti senza problemi finchè l'Arcivescovo BERNARDI (detto “’u polendone”
perché era di Castiglione Torinese) penso' di impedire l'allestimento dei
"sebburghe" definendoli troppo scenografici e
ingombranti. Questa decisione provocò una violenta insurrezione popolare che
bloccò le strade principali della città vecchia e che creò non pochi disordini.
Inutile dire che la decisione rientrò velocemente!
Indispensabili pe le sebburghe erano ...
'LE
PIATTE D'U PARADISE.
Si
cominciava a preparare con l’inizio della quaresima. Appena finiva carnevale,
si prendevano spase e piatti "scardati" (scheggiati) da
buttare, vi si metteva uno strato di tufo, uno di terra dove seminare e
un'altro di tufo. Si seminavano grano, lupini, orzo, lenticchie, ceci, fave,
fagioli, si innaffiavano ogni tanto e si coprivano affinchè non
prendessero luce. I semi infatti, dovevano rigorosamente germogliare
e crescere "ù' scure" (al buio) "pi chjariscià"(per
schiarire) – infatti i germogli dovevano per tradizione avere un colore
giallo pallido tendente al bianco, questo perchè rappresentano la luce, ossia
l'aura luminosa che circonda Gesù. Il giovedì Santo poi i piatti,
in cui erano spuntati "tanta fili di èrva chjiarisciata"
(germogli biancastri), venivano abbelliti con fiori e nastri colorati, e
portati in chiesa per addobbare gli altari.
Tutti
preparavano "li piatti pi lù sibbùrcu", e facevano a gara, a chi riusciva
a farli crescere più bianchi e più folti, perchè quelli più belli avevano il
posto d'onore sull'Altare.
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