A Taranto, in occasione della festa patronale, c’era, e per fortuna c’è ancora, l’usanza di comprare “’u fesckarùle” – un fischietto in terracotta colorato e di varie forme, realizzati da “le ruagnare” tarantini che in questa occasione, sullo spiazzo antistante l’Arcivescovado – anticamente chiamato “u Calvarie” - allestivano una fiera detta “A’ fère d’u ruagnàre” (la fiera del vasaio).
E’ doveroso ricordare i “ruagnare” più famosi come: Nicola De Michele, Luigi Proietti e Giovanni Faggiano.
Le fesckarule sono oggetti belli da collezionare ed esporre come oggetti ornamentali, ma anche da suonare. Di varie dimensioni, dai colori vivaci e dalle forme spesso bizzarre di clarinetto, di trombette, di tarallo, ma anche dalle sembianze umane:
- Pureginedde cu ‘u cuppulone (Pulcinella col cappellone) – simbolo del carnevale e dell’allegria;
- Il monaco o il prete - parodia al potere clericale;
E il famosissimo carabiniere, in piedi e a cavallo - parodia del potere costituto;
E più recentemente anche “Marche Polle” – tipico personaggio della Taranto anni ‘50
Fisckarùle a forma di animaletto, da quelli da compagnia come il cane e il gatto, a quelli da cortile come :
il porcellino – simbolo di prosperità;
e il gallo - simbolo di sessualità per l’analogia tra la potenza virile e il fischio, usato dai maschi di alcune specie animali (tra cui l’uomo) come richiamo alle femmine, per questo il galletto è il fischietto che il ragazzo regalava all’innamorata.
Insomma di fischietti in terracotta ce ne sono sempre tanti e tutti belli, per questo ogni festa non è festa senza fisckarùle...
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