Ogni società ha una
propria classificazione gerarchica e sono diversi gli appellativi
utilizzati per la designazione degli appartenenti alle varie classi
sociali.
Don - è il titolo per eccellenza, concesso a persona che per età, esperienza o ceto sociale merita rispetto e deferenza - per questo è usato con la dovuta parsimonia e con un certo timore reverenziale.
Mest’ - identifica persona di grande capacità ed esperienza in campo lavorativo (vera, presunta o millantata)
Capo - è l’appellativo dato a chi si vuole compiacere, è molto usato
nei rapporti occasionali. Concede autorità e competenza senza creare false illusioni, permette
confidenza senza eccedere in malacreanza.
Cumpà - è
scambiato tra soggetti di pari grado anche in assenza del vincolo
comparatico spirituale. A titolo confidenziale viene usato per ottenere
benefici o vantaggi di diversa specie.
Giovane - è
l’appellativo generico con cui ci si rivolge di solito ad una persona
ritenuta inferiore, per età, esperienza e ceto sociale - consente di stabilire la propria superiorità senza mortificare l'altro.
Ma c'è un appellativo che unisce tutti senza alcun tipo di discriminazione: è il tanto usato, abusato, amato e odiato... Dottò!!!
Storie da gustare e piatti da leggere di una città da riscoprire.
lunedì 13 gennaio 2014
domenica 5 gennaio 2014
Le nove vocche.
Realtà o fantasia? Mah! …. Nel dubbio meglio dormire, ma ….. prima di andare a letto meglio rispettare la vecchia tradizione di chiudere “le nove vòcche”… ossia cenare con nove portate.
Certo oggi è facile dire: e che ci vuole?...
Pasca Befanìa tutte le feste porta via!
... e si festeggia con l’ultimo cenone del periodo tra:
... e si festeggia con l’ultimo cenone del periodo tra:
antipasti di
mare e di terra, primi mare e monti, secondi carne e pesce, contorni dolci e
salati, frutta fresca e secca, dolci, caffè, ammazzacaffè
….. dobbiamo eliminare qualcosa per mangiarne “solo” nove!
….. dobbiamo eliminare qualcosa per mangiarne “solo” nove!
Ma in periodi in cui si faceva fatica ad organizzare nello stesso giorno un
pranzo e una cena, le nove portate erano sostituite da nove cose da mangiare.
Prodotti
del periodo come:
lampasciune rrustute, accio, finucchie, marange, manderine…
ma anche cose che si conservavano durante tutto l’anno per consumarle poi in occasione della vigilia dell'epifania:
marangiàne e scarcioppele sott’olio, diaulicchie salate, cipodde all'acite, pummedore a
pennulare, uva cornele, sete, castagne d’u prevete, fiche cucchiate, uve au spirete...
Tutto serviva a fare numero.
Oggi come ieri la domanda costante durante la cena della Befana è: ame ‘rrevàte a nove? –
quello che cambia
è il seguito:
mentre ieri era: ca nonge m'agghie 'bbinchiate (?)
oggi invece è: ca nonge a fazze cchiù (!!!)
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