Furono "i lazzari" ad affibbiargli il nomignolo di "Re nasone" per la caratteristica fisica che non passava inosservata.
La nobiltà giudicava i suoi atteggiamenti poco consoni ad un monarca.
La storia è piena di aneddoti, più o meno veri, riguardanti la scarsa diplomazia e la poca urbanità del Sovrano e legano il suo nome al "vaso da notte" o "pitale" o "cantaro" che dir si voglia, a quei tempi oggetto di uso comune e quotidiano che il popolino, per sbeffeggiare i potenti poco amati,
chiamava " 'u papa ", " 'u monzignore" - pare in onore di Monsignor Capecelatro che, schierandosi con i napoleonici, tradì i borboni inimicandosi il popolo.
Fu usato anche l'appellativo " 'u zìpeppe " - riconducibile proprio al Re Ferdinando di Borbone - associazione evidenziata anche nella pubblicità, vista la forma della tazzina ...
Ma perchè questa associazione?
Ferdinando di Borbone, divenne Re a soli 8 anni e si dice che usasse ricevere i suoi sudditi rimanendo seduti sul cantaro. A 17 anni, per ragioni di Stato, sposò Maria Carolina d'Asburgo.
Si racconta che dopo il matrimonio ebbe la visita del cognato Giuseppe, che diventerà imperatore d’Asburgo e Lorena, il quale, per rimarcare "la stima" che aveva nei confronti del marito della sorella, gli portò in regalo un pregiato vaso da notte, così descritto:
“Racchiuso in lignee colonne con ante che si aprivano al di sotto di
un capitello in stile barocco su cui venivano sistemate in bella mostra
delle piante dalle cascanti foglie.”
Re Ferdinando per apprezzamento, lo collocò nella Sala Ambasciatori del suo appartamento privato e ricambiando " la cortesia" gli dette il nome di “Zi’ Peppe” - dove Zi' sta per "signor" e Peppe diminutivo di Giuseppe, in onore del cognato.
La popolarità del Re contribuì alla rapida divulgazione dell'aneddoto e del "nuovo nomignolo"che venne usato dal popolo per indicare il sovrano, che per la sua proverbiale indolenza era già poco stimato, a cui avevano dedicato un sonetto canzonatorio:
Ma non finisce qui, lo storico Ignazio Nigrelli raccontò un’altra storia di cànteri, per la quale invece Re Ferdinando non si divertì affatto:
"Nel 1820 obbligato, assieme alla consorte, ad un lungo e faticoso viaggio in carrozza nell’entroterra siciliano, territorio pieno di repubblicani che lo odiavano.
A Caltagirone fu accolto dalle Autorità che consegnarono pubblicamente e solennemente alla coppia reale un dono di artigianato locale: due enormi e vistosissimi "zi’ peppi".
Re Ferdinando - dopo aver ringraziato a denti strettissimi - in privato s’imbufalì scrivendo:
<Questi perfidi repubblicani due càntari m’hanno donato!>
Avendo colto perfettamente il sottile e trasversale messaggio d’invito:
<‘O Re, ma va’ a…> !!!
... fine 1^ parte
ma non finisce qui --->
La storia è piena di aneddoti, più o meno veri, riguardanti la scarsa diplomazia e la poca urbanità del Sovrano e legano il suo nome al "vaso da notte" o "pitale" o "cantaro" che dir si voglia, a quei tempi oggetto di uso comune e quotidiano che il popolino, per sbeffeggiare i potenti poco amati,
chiamava " 'u papa ", " 'u monzignore" - pare in onore di Monsignor Capecelatro che, schierandosi con i napoleonici, tradì i borboni inimicandosi il popolo.
Fu usato anche l'appellativo " 'u zìpeppe " - riconducibile proprio al Re Ferdinando di Borbone - associazione evidenziata anche nella pubblicità, vista la forma della tazzina ...
Ma perchè questa associazione?
Ferdinando di Borbone, divenne Re a soli 8 anni e si dice che usasse ricevere i suoi sudditi rimanendo seduti sul cantaro. A 17 anni, per ragioni di Stato, sposò Maria Carolina d'Asburgo.
Si racconta che dopo il matrimonio ebbe la visita del cognato Giuseppe, che diventerà imperatore d’Asburgo e Lorena, il quale, per rimarcare "la stima" che aveva nei confronti del marito della sorella, gli portò in regalo un pregiato vaso da notte, così descritto:
“Racchiuso in lignee colonne con ante che si aprivano al di sotto di
un capitello in stile barocco su cui venivano sistemate in bella mostra
delle piante dalle cascanti foglie.”
Re Ferdinando per apprezzamento, lo collocò nella Sala Ambasciatori del suo appartamento privato e ricambiando " la cortesia" gli dette il nome di “Zi’ Peppe” - dove Zi' sta per "signor" e Peppe diminutivo di Giuseppe, in onore del cognato.
La popolarità del Re contribuì alla rapida divulgazione dell'aneddoto e del "nuovo nomignolo"che venne usato dal popolo per indicare il sovrano, che per la sua proverbiale indolenza era già poco stimato, a cui avevano dedicato un sonetto canzonatorio:
"Ferdinando sta in panciolle
sopra il letto con le molle.
Ha tre pulci sulla pancia:
una balla, una vola,
una spara la pistola"
Ma non finisce qui, lo storico Ignazio Nigrelli raccontò un’altra storia di cànteri, per la quale invece Re Ferdinando non si divertì affatto:
"Nel 1820 obbligato, assieme alla consorte, ad un lungo e faticoso viaggio in carrozza nell’entroterra siciliano, territorio pieno di repubblicani che lo odiavano.
A Caltagirone fu accolto dalle Autorità che consegnarono pubblicamente e solennemente alla coppia reale un dono di artigianato locale: due enormi e vistosissimi "zi’ peppi".
Re Ferdinando - dopo aver ringraziato a denti strettissimi - in privato s’imbufalì scrivendo:
<Questi perfidi repubblicani due càntari m’hanno donato!>
Avendo colto perfettamente il sottile e trasversale messaggio d’invito:
<‘O Re, ma va’ a…> !!!
... fine 1^ parte
ma non finisce qui --->
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