La sera dell’
11 novembre 1940 la luna piena illuminava la serata di San Martino, quando alle
19:30 la sirena dell’allarme aereo cominciò a suonare. I fumogeni sulle chiatte
del Mar Piccolo erano già in funzione. Dopo un ora iniziò il fuoco delle
batterie contraeree, concentrate sul Mar Piccolo e sull’Arsenale M.M. I razzi
luminosi illuminarono a giorno tutto il borgo.
La pausa del
fuoco antiaereo non fece scattare la sirena del cessato allarme, e questo
preoccupò tutti convinti che qualcosa di peggio stesse per accadere.
Erano appena
passate le 23:00 quando sul porto, dove erano ormeggiate sei corazzate della
Marina Militare:
Giulio Cesare, Caio Duilio, Cavour , Andrea Doria e le nuovissime Vittorio
Veneto e Littorio, sopraggiunsero
di sorpresa 12 aerei inglesi: due bengalieri, quattro bombardieri e sei
aereosiluranti.
Era cominciata “ l’operazione Judgement”
(operazione giudizio), così come era stato chiamato dagli inglesi, l’attacco
alla supremazia militare della flotta italiana nel Mediterraneo.
Mentre la contraerei ha iniziato un intenso fuoco
di sbarramento contro l' obbiettivo mobile, quasi invisibile nonostante la luna
piena, i bombardieri sganciano le prime bombe, sulle corazzate illuminate dai
bengala.
La corazzata Conte Cavour |
Circa dieci minuti dopo, uno dei bombardieri, a
motore spento, in picchiata colpisce la Cavour appena prima di essere
abbattuto.
Quasi contemporaneamente anche la Duilio e la Littorio vengono
colpite, prima di una tregua.
Nave Caio Duilio |
Dopo appena cinque minuti, gli swordfish inglesi
tornarono per scatenarsi contro la flotta italiana fino alle 00:30, quando
fecero ritorno alla base.
Il rombo degli aerei e gli scoppi dei missili furono sostituiti dalle sirene dei mezzi di soccorso che si dirigevano verso il porto.
Nessuno aveva ancora capito cosa era successo.
Nave Littorio |
All’alba i pescatori andarono a lavorare, come
facevano sempre, ma dovettero ritornare indietro perché il canale navigabile era
consentito solo ai militari e ai mezzi di emergenza, ma furono loro che, per
primi, diffusero la notizia dell’affondamento delle navi.
Il passaparola fu immediato e i Tarantini si
riversarono sulla ringhiera del lungomare ad assistere allo scenario triste delle
navi
più belle della Marina che giacevano in un mare oleoso.
I danni subiti dalle
navi furono ingenti e si deve alla perizia dei comandanti e degli equipaggi se
non affondarono, perché riuscirono aportarle sui fondali bassi, dai quali,
poi, furono disincagliate dai tecnici e dalle maestranze dell’Arsenale M.M.
Tre bombe avevano colpito la Littorio, dove persero
la vita 23 uomini;
Una bomba aveva colpito la Cavour, dove morirono 16
uomini;
Una bomba aveva colpito la Duilio, dove ci fu solo
un morto.
Questi “i numeri” del dolore dei Tarantini, sgomenti difronte alle assurdità della
guerra.
Una notte di fuoco.Avevo pochi anni,ma ricordo perfettamente tutto,perchè vidi quella tragedia dal mio balcone a Taranto
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