lunedì 13 gennaio 2014

Appellativi popolari

Ogni società ha una propria classificazione gerarchica e sono diversi gli appellativi utilizzati per la designazione degli appartenenti alle varie classi sociali.

Don - è il titolo per eccellenza, concesso a persona che per età, esperienza o ceto sociale merita          rispetto e deferenza - per questo è usato con la dovuta parsimonia e con un certo timore reverenziale.

Mest’ - identifica persona di grande capacità ed esperienza in campo lavorativo (vera, presunta o millantata)

Capo - è l’appellativo dato a chi si vuole compiacere, è molto usato nei rapporti occasionali. Concede autorità e competenza senza creare false illusioni, permette confidenza senza eccedere in malacreanza.

Cumpà - è scambiato tra soggetti di pari grado anche in assenza del vincolo comparatico spirituale. A titolo confidenziale viene usato per ottenere benefici o vantaggi di diversa specie.

Giovane - è l’appellativo generico con cui ci si rivolge di solito ad una persona ritenuta inferiore, per età, esperienza e ceto sociale - consente di stabilire la propria superiorità senza mortificare l'altro.

Ma c'è un appellativo che unisce tutti senza alcun tipo di discriminazione: è il tanto usato, abusato, amato e odiato... Dottò!!!

domenica 5 gennaio 2014

Le nove vocche.

E dopo Natale e Capodanno siamo giunti all'Epifania che conclude il ciclo festivo avvolgendoci nel mistero di amorevoli fate e malefiche streghe che cavalcano scope volanti, muri di ricotta e animali parlanti che comunque non bisogna vedere, pena cattivi auspici e tristi venture. 
Realtà o fantasia? Mah! …. Nel dubbio meglio dormire, ma ….. prima di andare a letto meglio rispettare la vecchia tradizione di chiudere  le nove vòcche”…  ossia cenare con nove portate.

 Certo oggi è facile dire: e che ci vuole?... 

Pasca Befanìa tutte le feste porta via!
... e si festeggia con l’ultimo cenone del periodo tra: 
antipasti di mare e di terra, primi mare e monti, secondi carne e pesce, contorni dolci e salati, frutta fresca e secca, dolci, caffè, ammazzacaffè 
….. dobbiamo eliminare qualcosa per mangiarne “solo” nove! 

Ma in periodi in cui si faceva fatica ad organizzare nello stesso giorno un pranzo e una cena, le nove portate erano sostituite da nove cose da mangiare. 
Prodotti del periodo come:
lampasciune rrustute, accio, finucchie, marange, manderine…
ma anche cose che si conservavano durante tutto l’anno per consumarle poi in occasione della vigilia dell'epifania:
marangiàne e scarcioppele sott’olio, diaulicchie salate, cipodde all'acite, pummedore a pennulare, uva cornele, sete, castagne d’u prevete, fiche cucchiate, uve au spirete...

Tutto serviva a fare numero.

Oggi come ieri la domanda costante durante la cena della Befana è:  ame ‘rrevàte a nove? – 
quello che cambia è il seguito: 
mentre ieri era: ca nonge m'agghie 'bbinchiate (?)
oggi invece è:  ca nonge a fazze cchiù (!!!)