Oggi si parla troppo e si comunica poco e male.
Nel titolo ci sono tre modi per indicare qualcosa di strano e poco
comprensibile.
Usiamo l’aggettivo “sdrèuse” per definire ogni cosa o
situazione strana.
Una persona strana diventa: nu’ tipe
sdrèuse;
una pettinatura stramba è: capidde sdrèuse;
chi parla in modo veloce e incomprensibile: parle sdrèuse;
mentre di uno straniero si dice: quidde è sdrèuse.
Ma ci sono altri termini che sono poco conosciuti ...
“Cè stè parle giargianèse?” Espressione che potrebbe
essere tradotta: Ma che lingua parli?
Giargianése infatti, è un altro termine usato per definire una parlata
incomprensibile.
Questo aggettivo in effetti, indicava i commercianti che arrivavano a
Taranto dalla Basilicata o dalla Capitanata, per acquistare i prodotti delle
nostre terre: prevalentemente uva e vino, ma anche pomodori, olive, olio.
Siccome ogni commerciante quando deve acquistare cerca in tutti i modi di
“fare l’affare” a discapito di chi gli vende la merce, anche
l’aggettivo “giargianèse” per estensione è sinonimo di “imbroglione”, quindi
dire a qualcuno: " Cè stè parle giargianèse?" significa: Me stè
‘mbruegghie? – mi stai imbrogliando?
Ma non finisce qui ... Il termine più bello è: ghiègghiere.
“Le chiacchiere le fanne le ghiègghiere” Un vecchio detto che associa le chiacchiere alle ghiègghiere e
viceversa, facendo capire che “le ghiègghiere” hanno la favella sciolta e
incomprensibile, ma chi sono?
Mia nonna usava spesso questo modo di dire, per definire persone ciarliere,
per smorzare discussioni inutili, oppure quando gli facevo domande su cose
dette da loro “grandi” che io “piccola” non avrei dovuto
ascoltare.
Una volta quando mi disse: “ehee! No dà denzia… Le
chiacchiere le fanne le ghiègghiere!” io gli chiesi: “nonna, ci so’ le
ghiègghiere?” lei non indugiò e mi rispose subito: “cristiàne cu’ do’
lenghe e senza terra”.
La prodiga immaginazione fanciullesca mi portava ad
immaginare degli omoni con due lingue che girovagavano come gli zingari –
idea che mi impauriva impedendomi di fare altre domande.
Da grande ho scoperto che quei “cristiane cu’ do’ lenghe” erano i Sammarzanesi
, le cui vicende storiche contemplano anche l’invasione di San Marzano
da parte degli albanesi, che si insediarono sul territorio appropriandosi
anche delle terre, privandone i nativi della zona per questo definiti
“senza terra”.
I sammarzanesi, però, impararono la lingua degli invasori, il ghego, da cui l'aggettivo ghiegghiere: che parla ghego.
Essendo
incomprensibile per le popolazioni vicine, la nuova lingua si rivelò utile in molte occasioni
per scampare agli imbrogli, ma fu anche utilizzata dagli imbroglioni per
truffare i poveretti che cadevano nei loro inganni – per questo “ ghiegghiere”, è anche sinonimo di imbroglione.
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