venerdì 31 marzo 2017

Una volta non c'era...

... 2^ parte 

Una volta non c'era....  la stanza da bagno.

Cosa per noi impensabile, ma era così ed era così per tutti, ricchi e poveri.
A corredo delle stanze da letto c'erano oggetti per l'igiene personale:
La brocca per l'acqua e il catino ('u vacìle) per lavarsi, il pitale ('u renàle) e il cantaro ('u prìse) per i bisogni fisiologici notturni.





















Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo" così racconta della "stanza dei pitali" adibita per la festa a palazzo Salina

"Le loro visite a una cameretta trascurata, a livello della loggia dell’orchestra, si facevano più frequenti: in essa era disposta in bell’ordine una ventina di vasti pitali, a quell’ora quasi tutti colmi, alcuni sciabordanti per terra."











Questa l'immagine corrispondente immortalata da Luchino Visconti nell'omonimo film.

Gabriel Garcìa Marquez - in  "Cent'anni di solitudine" ci parla di una stanza "dei settantadue pitali" - comprati da Mame quando invita a casa le compagne di collegio - in cui rimarrà intrappolato lo spirito di Melqìades.

Una volta non c'era neanche la rete fognaria ...
I "vasi da notte" venivano svuotati  in modi diversi a seconda del luogo:
- in campagna, dentro fossi ('u rummate) poco distanti dall'abitazione;
- a mare, i portoni avevano dei fori (le scettarùle) con lo sbocco al mare.

Nelle zone interne, che non avevano queste possibilità si utilizzava il servizio "d'a carrizze", ossia di un carrobotte trainato da un asinello, che passava tra i vicoli dove lo attendevano per svuotare i pitali.

Nel periodo di Ferdinando di Borbone che i pitali venivano chiamati "zìpeppe" anche chi svolgeva il lavoro di "carrizzàre" veniva chiamato allo stesso modo.
Si trattava di poveretti che facevano questo lavoro per campare e spesso non avevano abbastanza cibo per sfamare il povero animale che spesso era malandato tanto che, per indicare una persona con molti acciacchi, si usa il detto:
" pare 'u ciucce de zìpeppe, cu 99 male e 'a cota fràcete"

Ma a tal proposito esiste anche nu cùnde:
 
"Zipeppe aveva un asinello tanto malandato che decise di venderlo e comprarsi un asino più giovane e sano. Si recò a Martina e mentre girava per la fiera riconobbe un raglio, si girò e vide il suo vecchio asinello che, pulito rifocillato e bardato a dovere era in fiera in cerca di un nuovo padrone. Contento di vederlo gli si avvicinò, lo accarezzò e gli sussurrò all'orecchio:
<Fatt'accattà da cì no' te canòsce!>...


Frase  che i tarantini usano per indicare chi, come il fantomatico ciuccio, millantano capacità che non hanno.

Con l'avvicinari dell'undici giugno, di ciucci di Zipeppe bardati e raglianti ne vedremo e ne sentiremo tanti..... e a tutti vorrei gridare:
 Facìtev'accattà da cì no' ve canòsce!!!



 






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