domenica 6 marzo 2011

Carniàle tarandìne

Taranto non ha una particolare  tradizione carnascialesca,  non ha sfilate storiche, ne maschere particolari, ma l’allegoria e  il divertimento  si fanno sentire oggi come una volta, quando per i vicoli comparivano le “mèste Giorge” e le “scalière” accompagnati da  le “donna Pernìce”  per deridere signore, signorine, signorotti e signorini locali.
Donne che si travestivano da pescatori e uomini che si travestivano da “zìlate”, trainière che si travestivano da marinai, pescatori travestiti da puèppete e da furìse … insomma l’importante ieri come oggi, era osare, osare di cambiare almeno per un giorno.
Nelle tasche e nelle borse non mancavano cugghiànele (coriandoli), ma anche cumbiette rizze e cannelìine che per la gioia di grandi e piccini erano usati come coriandoli e davano vita a vere e proprie battaglie che lastricavano strìttele, postierle e làrie di colori.
E nella baldoria festiva non ci si poteva esimere dai balli.
Chi poteva partecipava ai  veglioni organizzati al Paisiello e all’Alhambra…..
quando Taranto poteva vantare un teatro … poi  qualcuno decise che a Taranto non doveva esserci un teatro,  volontà che qualcun altro ha finora rispettata…..(perdonate il breve escursus fuori tema ma  liberatorio, ma quanne ‘nge vò  ‘nge vò  e oggi è carnevale e tutto vale no?)
Dicevamo... ... ...Quando questi teatri sparirono l’usanza dei veglioni fu perpetuata dal glorioso  Gran Caffè La Sem ….
I veglioni costavano,  erano cose da signori e il popolino si organizzava in casa con delle festicciole alla bene e meglio.  
Quello che accomunava i festeggiamenti carnascialeschi era a' sazìzze.
Giovedì grasso, l'ultima domenica e l'ultimo giorno di carnevale, il piatto forte era la salsiccia, soffritta, arrostita, nel sugo, con le rape, con le patate, in tutti i modi, tutti  ne  mangiavano almeno nu' cugghiunghele.


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