lunedì 18 aprile 2011

SETTIMANA MAGGIORE

Come scrive Enzo Risolvo in "Storie e culacchie de storie": Anticamente  questo era un periodo di lutto, il periodo più sentito della quaresima. Era severamente vietato fare rumore,  tant’è che ai cavalli si legavano degli stracci sotto gli zoccoli affinché non facessero rumore, i cocchieri non potevano schioccare le fruste,  e  neanche le campane erano ammesse.  Il suono della troccola era  l’unico ammesso in questo periodo,  perché non potendo suonare neanche le campane,  il priore per adunare i confratelli inviava una persona di sua fiducia, sotto casa di questi,   con la "Troccola" per invitarli all'adunata dicendo: "FRATE', 'A MADONNE TE STE SPETTE, CALATE" – dove  il termine “calate”, aveva due significati, il primo: "Scendi e vieni all'adunata", il secondo:"Mettiti la mano alla tasca e contribuisci alle spese della confraternita"……

…..durante  questa settimana oltre a non far rumore, come gia' detto, era d'uso per le donne non lavarsi i capelli ne' pettinarli. Agli uomini invece era proibito farsi la barba e a tutti era sconsigliato sia il trasloco in altra casa, sia il partire che il fare acquisti non estremamente necessari.
Fare queste cose, avrebbe provocato, secondo l’usanza, guai seri in ambito famigliare.

LUNEDI' SANTO
Il lunedì della settimana di Pasqua, la Confraternita dell'Addolorata organizza la Commemorazione "Delle sette parole di Gesù in Croce" detta anche delle “Tre ore di agonia”.
La devozione alle "sette parole" risale al XII secolo, quando vari autori decisero di trarre dai Vangeli le sette "espressioni"   pronunciate da Gesù durante le tre ore di agonia sulla Croce,  che sono poi diventate oggetto di preghiera e meditazione:
1) Padre perdonali, perchè non sanno quello che fanno
2) Tu oggi sarai con me in Paradiso…….
3) Donna ecco tuo figlio
4) Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?
5) Ho sete……
6) Tutto è compiuto.....
7) Padre, nelle Tue mani consegno il mio spirito.



MARTEDI’  SANTO 
E’ il  giorno dedicato ai preparativi per le funzioni che impegneranno i giorni successivi, un giorno di Precetto alle processioni e alla Pasqua, in cui viene effettuata la Liturgia Penitenziale.
In questa giornata Le confraternite sono impegnate nel rito della Riconciliazione che consiste nelle confessioni dei confratelli al loro Padre spirituale. E’ una liturgia introdotta solo qualche anno fa da Monsignore De Giorgi, che è stata recepita favorevolmente ,  ed è entrata sin da subito a far parte del patrimonio culturale delle due Confraternite, che hanno sempre vissuto insieme questo momento di raccoglimento e preghiera.

MERCOLEDI’ SANTO
Nelle Chiese, proprio in questi giorni si procede all’allestimento degli Altari della Reposizione, comunemente conosciuti come Sepolcri ossia...

“ LE SEBBURGHE”.
La devozione d'u "SEBBURGHE" iniziò a Taranto nel 1614 ad opera dei Gesuiti che si stabilirono nella chiesa di  San Salvatore a via Duomo (già via Maggiore).
Durante le varie dominazioni, la devozione de le "SEBBURGHE" subì gravi colpi, in quanto molte chiese e luoghi di culto vennero chiusi. Si pensa che anche a causa di ciò, si sviluppò l'usanza di crearsi dei Sepolcri "casalinghi", alcuni dei quali di pregevole fattura e di incommensurabile bellezza –  tra cui si ricordano  quelli di  “meste Carmenucce 'u scarpare” (Carmine Notaristefano  - il calzolaio) , che anche i Sacerdoti si fermavano a guardare  segnandosi col segno della Croce –.
Dopo l'Unita' d'Italia, le "sebburghe" continuarono a essere esposti senza problemi finchè l'Arcivescovo BERNARDI (detto “’u polendone” perché era di Castiglione Torinese) penso' di impedire  l'allestimento dei "sebburghe"  definendoli troppo scenografici e ingombranti. Questa decisione provocò una violenta insurrezione popolare che bloccò le strade principali della città vecchia e che creò non pochi disordini. Inutile dire che la decisione rientrò velocemente!

Indispensabili pe le sebburghe erano ...

'LE PIATTE D'U PARADISE.



 Si cominciava a preparare con l’inizio della quaresima. Appena finiva carnevale, si prendevano spase e piatti "scardati" (scheggiati) da  buttare, vi si metteva uno strato di tufo, uno di terra dove seminare e un'altro di tufo. Si seminavano grano, lupini, orzo, lenticchie, ceci, fave, fagioli,  si innaffiavano ogni tanto e si coprivano affinchè non prendessero luce.  I semi infatti, dovevano rigorosamente  germogliare  e crescere "ù' scure" (al buio) "pi chjariscià"(per schiarire) –  infatti i germogli dovevano per tradizione avere un colore giallo pallido tendente al bianco, questo perchè rappresentano la luce, ossia l'aura luminosa che circonda Gesù.  Il giovedì Santo poi  i piatti,  in cui erano spuntati "tanta fili di èrva chjiarisciata" (germogli biancastri), venivano abbelliti con fiori e nastri colorati, e portati in chiesa per addobbare gli altari.
Tutti preparavano "li piatti pi lù sibbùrcu", e facevano a gara, a chi riusciva a farli crescere più bianchi e più folti, perchè quelli più belli avevano il posto d'onore sull'Altare.
 

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