domenica 3 agosto 2014

U’ battepànne





Molti non sanno neanche di cosa sto parlando, ma non è un demerito, è solo il segno indicativo della loro giovane età. 
I ragazzi oggi conoscono quell’aggeggio che tutte le sante mattine, anche se non devono andare a scuola, anche a Natale a Pasqua e ad ogni festa comandata, le loro mamme accendono puntualmente alle sette.

Le nostre nonne per battere i tappeti, stuoie, materassi e coperte, usavano u’ battepànne.
Era uno strumento a forma di paletta, fatto di giunchi intrecciati per renderlo leggero, flessibile e delicato sui tessuti, ma comunque efficace allo scopo.







Era uno strumento indispensabile in ogni casa, tanto da essere incluso nella “dote” delle ragazze da marito. Insieme alla scopa e allo scopettone, faceva parte dell’armamentario che ogni brava casalinga utilizzava per la pulizia della casa.
Battere tappeti, coperte e materassi era un rito. Nelle mattine di sole, da balconi e terrazzi proveniva il rumore secco dei battipanni, sferzato in modo vigoroso dalle donne con colpi cadenzati spesso accompagnati da canti  intonati a squarciagola e con un leggero affanno.
Il vigoroso movimento del braccio era stancante, per cui all’improvviso i colpi acceleravano in una frenesia liberatoria, per poi rallentare e quindi cessare del tutto.

Ma il battipanni non serviva solo a questo. Quando i bambini ne combinavano “ciènd’ e une”- e ne pensavano molte di più - e la mamma non sapeva come farsi ascoltare… l’unica soluzione era mettere mano al battipanni che minacciava di sferzare contro le nostre gambe. 
Minaccia che nella maggior parte dei casi bastava e avanzava, ma gli irriducibili hanno provato l’ebbrezza del rischio, sfidando Santa Pazienza facevano leva sull’amore materno che si trasformava in esasperazione e le minacce virtuali divenivano reali e il battipanni lasciava il segno del suo atterraggio sulla schiena e sulle gambe del monello di turno.
Ma il bello era la frase della mamma: < e cìtte ca ci u' dicève a ttànete, stasera pruàve a curèscia >


  Frase detta per placare le lacrime del pargolo e ... i propri sensi di colpa. 








Nessun commento:

Posta un commento